San Cristoforo: storia e leggenda
Dialogo, dicembre 1996
San Cristoforo fa parte del più antico martirologio, ricordato da antiche leggende - scritte in greco e latino - come martire della Lycia, regione peninsulare dell’Asia Minore sud occidentale 1. Secondo la leggenda, ricca di elementi fantastici, Cristoforo era un gigante d’aspetto maestoso e terribile che, in un primo tempo, aveva deciso di servire il signore più potente della terra: un re o un diavolo; ma quando si accorse che il diavolo temeva Cristo, scelse di servire la divinità cristiana. Un eremita gli trasmise la fede cristiana e gli assegnò il compito di abitare presso un fiume impetuoso, per aiutare i viandanti ad attraversarlo. Allora – lontani i romani - non c’erano barche e ponti. Un giorno tra i tanti, un fanciullo grazioso e mite chiese a Cristoforo di portarlo al di là del fiume. Cristoforo era alto e forte ma, sotto il peso del fanciullo, barcollò pericolosamente e si piegò sulle gambe. Fu allora, e in quelle condizioni, che il bambino disse a Cristoforo che “lui aveva portato sulle spalle il peso del mondo intero” e che il bambino era di fatto Gesù Cristo. Cristoforo iniziò a predicare la fede cristiana in tutta la Lycia. Durante la persecuzione di Decio, tra il 249 e 251 (o di Valeriano, tra il 253 e 260), si rifiutò di sacrificare alle divinità pagane.
Cristoforo venne abbattuto con mazze di ferro e con frecce; le torture non abbatterono il gigante che, alla fine, venne decapitato. La leggenda, divulgata dalla Legenda aurea di Iacopo da Varazze 2, riferisce che Cristoforo, prima del battesimo, aveva nome Reprobo. La leggenda, che non risale a prima dell’XI secolo, dovette formarsi nella media regione danubiana e sembra suggerita dal nome proprio del martire:
Χριστον φερο - Criston fero = porto Cristo.


“L’intera leggenda ebbe monumentale rappresentazione da Ansuino da Forlì 3 e da Bono da Ferrara 4. Nel XIII secolo, la leggenda di san Cristoforo divenne il tema quasi unico della comune iconografia, cioè della rappresentazione figurata 5. Di preferenza, san Cristoforo con il Bambino viene rappresentato in colossali dimensioni; come, per esempio, a Castiglione Olona, in provincia di Varese.
Diverse, nella tradizione, sono le immagini che rappresentano san Cristoforo; nella maggior parte di esse viene raffigurato come un gigante che si porta sulle spalle il bambino Gesù 6.
Il culto in onore di san Cristoforo venne severamente criticato da Erasmo da Rotterdam nel suo “Elogio della follia” (1466 -1536). La Santa Sede, nel 1639, ridusse la festività di san Cristoforo a culto puramente locale. Comunque, la sua festa ricorre il 25 luglio di ogni anno. Più di un secolo fa, cioè nel 1869, Filippo Renda - che dal latino tradusse l’opera di Placido Carrafa - ebbe modo di documentare 7 che “nella festa di san Pietro, che si celebra a Modica il 29 giugno di ogni anno, si portano nella processione, assieme all’Arca Santa, gli Apostoli, Gesù Cristo e san Cristoforo, personaggi di smisurata grandezza, mirabili per le teste caratteristiche e, specialmente, san Cristoforo che, con il Bambino Gesù in braccio, si innalza come gigante fra gli altri. Mi è stato assicurato da un vecchio concittadino intelligente d’arti belle – è il Renda che l’attesta - che alcuni di questi apostoli come san Pietro, san Giovanni, san Matteo, san Paolo, san Giacomo e san Cristoforo, detti comunemente “Santoni” per la loro figura eccezionalmente gigantesca fanno parte integrale della festa.”

Al popolo - scrisse il Biasutti, quasi mezzo secolo fa - appartengono quelle colossali figure di personaggi sacri e profani, che si sogliono portare in giro in dati giorni e in date maniere. Con il nome di “Santoni”, si indicano, in Modica ed in altri paesi della Sicilia, alcuni giganteschi fantocci di legno, con il volto di cartapesta e vestiti di tuniche e mantelli. Essi rappresentano i dodici Apostoli, i quali preceduti da Gesù Cristo e seguiti da san Cristoforo – una gigantesca figura in brache rosse e giacchetta alla marinara - procedono a due a due, il giorno di San Pietro, ciascuno con la aureola sulla nuca e nelle mani lo strumento del proprio martirio 8.
L’enorme simulacro di san Cristoforo faceva parte della festa in onore di san Pietro. Per i due Santi - o, forse, per il solo san Pietro - il colle detto dell’Aquila, si illuminava di mille e mille fiammelle, accese in piccoli recipienti di olio, sino alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando questo tripudio di fiammelle venne acceso nel Monserrato. Il Corso Umberto era illuminato dai cosiddetti “lampioni” (se ne scorge uno all’angolo di via Campailla, nella cartolina dell’epoca): gli altri, sulla sinistra, erano provvisori per la festa in corso, forniti di gas acetilene e accesi ogni sera da salariati comunali. Gli abiti delle donne a destra, affacciate sui balconi del corso, facevano parte della moda del primo Novecento, se non dell’ultimo Ottocento. I Santoni venivano addobbati in figura intera. Sul carro allegorico veniva raffigurato il carcere romano dove era stato rinchiuso san Pietro, con un angelo (in)visibile sulla porta. Ancora nel 1950, una costruzione del simulacro di San Cristoforo venne effettuata dal Ragusano Salvatore Gurrieri, inteso Turi u’ scecco, di fronte alla chiesetta di Santa Sofia, situata dopo la via Mercè, nello spazio ora occupato da un distributore di benzina.
La statua che costruì quell’anno, misurava metri 8,25 di altezza. I fili elettrici del Corso Umberto vennero adeguatamente innalzati su pali di oltre dieci metri. I Santoni e il gigantesco simulacro di san Cristoforo furono - su mia pressante richiesta - incolonnati dietro la statua di san Pietro, nello stesso anno 1950. L’autorizzazione particolare e speciale mi fu data dal vescovo di Noto, monsignor Angelo Calabretta, con l’ammonimento che si trattava di una concessione eccezionale per l’ultima volta 9. La chiesa intitolata a San Cristoforo esisteva a Modica già nel 1600, finanziata da lasciti per messe quotidiane 10. Inglobata nel pianterreno del palazzo Grimaldi (11), vi si celebrava - secondo Franco Libero Belgiorno - ancora nel 1955, una messa nel giorno dell’anniversario di san Cristoforo. Attualmente, la chiesetta di san Cristoforo, da tempo sconsacrata, funge da deposito per una ditta locale, con una entrata dall’interno.


Giovanni Modica Scala

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Alcune delle numerose raffigurazioni di san Cristoforo che si trovano in Italia:

1) Venezia, palazzo ducale: affresco di Tiziano (1488 - 1576).
2) Venezia, chiesa dei santi Giovanni e Paolo: affresco di Giovanni Bellini (1452 - 1516).
3) Venezia, Biblioteca Marciana: breviario Grimani, c. 635 verso.
4) Castiglione​Olona (Varese): Statua colossale di san Cristoforo, in pietra.
5) Padova, chiesa degli Eremitani, nella cappella Ovetari: a) San Cristoforo incontra il demonio; b) san Cristoforo, scelto il Cristianesimo, dinanzi al Re. I due dipinti sono opera di Ansuino da Forlì, a metà del Quattrocento.
6) Padova, chiesa degli Eremitani: dipinto di Bono da Ferrara (intorno alla metà del Quattrocento).
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1.    La confederazione licia - costituitasi nel corso del III secolo av. Cristo - continuò ad essere fin verso la fine del V secolo dopo Cristo.

2.    Iacopo da Varazze, agiografo, nacque intorno al 1228-1230 e morì a Genova il 14 luglio del 1298. La Legenda aurea o Legenda Sanctorum, composta tra il 1255 e il 1266 è fatta di fede e di poesia.

3.    Ansuino da Forlì, pittore romagnolo, precursore di Andrea Mantegna, nel primo cinquantennio del Quattrocento.

4.    Bono da Ferrata, pittore della metà del Quattrocento. Nella Cappella Ovetari agli Eremitani di Padova, dipinse il san Cristoforo traghettore.

5.    Francesco Lanzoni, protonotario apostolico a Faenza e Carlo Brigarelli, professore nella Pontificia Università Gregoriana di Roma.

6.    D.H. Farmer: Dizionario dei Santi. Ed. F. Muzzio. Padova. 1989. pp. 118-119.

7.    Nella nota 31 del Renda

8.    Renato Biasutti: Le razze e i popoli della Terra . Ed. Utet. Torino 1954. vol. II. p. 111. Renato Biasutti, geografo ed etnologo di fama internazionale, nato a San Daniele del Friuli (in provincia di Udine) il 22 marzo 1878, e morto a Firenze il 3 marzo 1965

9.    Il resto dei Santoni e quanto rimane del san Cristoforo furono recuperati dal Direttore del Museo Civico, dott. Duccio Belgiorno.

10.    La monaca suor Deodata Assenza, nel periodo del Seicento lasciò con testamento alla chiesa intitolata a san Cristoforo, onze annuali per le messe quotidiane. Cfr. F. L. Belgiorno: Modica e le sue chiese, p. 61.

11.    Il palazzo Grimaldi fu costruito a Modica Bassa, nel Corso, dopo il terremoto del 1693, tra 1730 e il 1750. Il secondo piano fu aggiunto verso la fine dell'Ottocento

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