Torre Cabrera
Il caricatore-fortezza
Nel 1432 Giovanni Cabrera, figlio di Bernardo, al quale erroneamente molti storici attribuiscono la costruzione del carricatore, ne getta le fondamenta. L’idea era stata del padre: egli aveva intuito l’immensa importanza commerciale di un deposito granario, dal quale le navi avrebbero fatto vela verso la Spagna, per portarvi il tesoro del frumento siciliano, quasi continuando, dopo ben oltre mille anni, l’eredità di un impero, cioé dell’ager mothucensis, il granaio di Roma.
I trasporti del frumento e delle granaglie in genere subivano immensi ritardi e depauperamenti eccezionali per via delle difficoltà dei trasporti, che dovevano essere effettuati su strade quasi inesistenti, esposti com’erano al banditaggio imperante, ed alle compagnie di ventura che impunemente assaltavano i carichi.
La costruzione di quella che oggi si chiama “torre” significò una gran vittoria commerciale della Contea. Anche se mancavano gli approdi - il porto ancora si deve costruire - tuttavia le navi potevano rimanere ancorate al largo ed i barconi, le chiatte, i caicchi e le paranze potevano trasportare fino ad esse dei carichi che talvolta raggiungevano le ottanta salme.
In breve tempo, il caricatore di Pozzallo si rese autonomo ed efficiente; ebbe bisogno di un gruppo di impiegati che andavano dal notaio al cancelliere, agli ufficiali, ai subalterni, agli operai, ai soldati ed a tutta quella folla minuta, rappresentata dai portatori, marinai, facchini, saccaioli, umilissimi calafatori. Tutta gente, questa, che diede origine al primo nucleo di un villaggio che dovette, in appresso, necessariamente costruirsi nel retroterra, onde cercare di sfuggire alle imprese banditesche dei razziatori del bey di Tunisi.

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